1990: la nascita della Torre Arcobaleno
La Torre Arcobaleno nasce nel 1990.
Prima di quell’anno la struttura era solo una torre dell’acqua in grigio cemento, elevata nel 1964 nel perimetro della stazione ferroviaria di Porta Garibaldi.
In occasione dei Mondiali di Calcio di Italia ‘90, Milano decise di salvare il manufatto dal degrado, con l’obiettivo di promuovere un nuovo atteggiamento di cura e orgoglio per il patrimonio urbanistico.
La riqualificazione urbana, che comprendeva anche il recupero di un vecchio ponte ferroviario situato tra viale Forlanini e viale Corsica – denominato in seguito Passaggio a nord est – fu patrocinata dall’Assessorato allo Sport e al Tempo Libero del Comune di Milano e dalle Ferrovie dello Stato.
Il progetto, realizzato dallo studio milanese Original Designer 6R5 – composto da Francesco Roggero, Bruno Rossio, Giuseppe Bossi e Albino Pozzi – fu realizzato con il supporto di Marazzi Ceramiche per la fornitura del materiale ceramico e per la consulenza specialistica a problemi tecnici, di Mapei per la fornitura dei materiali di posa e infine di Tempini, azienda operante nel campo della commercializzazione di pavimenti e rivestimenti.
La torre e il contesto urbano
L’intervento assunse da subito un particolare valore simbolico: la trasformazione da infrastruttura grigia e logora a riconoscibile segno urbano e fondamentale punto di orientamento per la città.
Ancora oggi la Torre Arcobaleno si distingue per la vivace policromia del rivestimento in ceramica, caratterizzando l’importante centro direzionale Porta Garibaldi con un colorato omaggio alla creatività del design milanese.
Allo stesso modo, la ristrutturazione del ponte ferroviario vide una struttura rigida e fredda diventare un colorato e accogliente ingresso nella metropoli per il visitatore che vi giunge da est – per esempio dall’aeroporto di Linate.
L’intervento di riqualificazione
Prima dell’intervento la vecchia torre, alta 35 metri per oltre 1000 metri di superficie, si presentava come un grigio colosso di cemento ed evidenziava vistose perdite esterne, riconoscibili dal calcare che, sedimentandosi nel tempo, aveva provocato l’ossidazione dei ferri e lo sgretolamento del calcestruzzo.
L’idea alla base del progetto fu quella di mettere in risalto la struttura della torre, a pianta circolare e a forma concava, suddivisa in ventidue facce interrotte da altrettanti costoloni in rilievo.
Si è così avviato un accurato risanamento delle pareti e dei costoloni della torre, provvedendo al consolidamento, all’impermeabilizzazione delle superfici, alla ricostruzione delle parti asportate e alla verniciatura di quelle di raccordo con prodotti Mapei.
Il rivestimento in ceramica colorata fu realizzato utilizzando moduli a tozzetto di 10×10 cm della Marazzi, che permisero di seguire agevolmente le superfici circolari a raggi stretti e soprattutto di mettere in risalto la fisionomia concava della torre.
Le ventidue facce, colorate in 14 tonalità di piastrelle in monocottura per esterni, hanno così formato 22 spicchi disegnati in modo tale da valorizzare la struttura originale.
La ceramica risultò particolarmente adatta allo scopo, sia per le sue caratteristiche di “naturalità” e di resistenza agli agenti atmosferici e inquinanti, sia per l’impatto visivo delle sue infinite varianti cromatiche. L’alternanza delle superfici lucide esterne in ceramica a quelle più ruvide del cotto, infine, offre sensazioni tattili di grande fascino.
Dopo le fasi di ripristino e rivestimento, l’intervento si concluse con la realizzazione dell’impianto di illuminazione esterna e il recupero dello spazio di accesso.
Un “simbolo a 14 colori”
Milano colse l’occasione favorevole offerta dal Campionato Mondiale di Calcio e si attuò, con effetti sorprendenti, una vera e propria riqualificazione degli spazi attenta al miglioramento estetico.
Con queste parole, infatti, sul Corriere della Sera Francesco Roggero definì la prospettiva dell’operazione: «Una Milano giovane e nuova, vero specchio della capitale mondiale del design e della moda, è quella che noi auspichiamo e la filosofia del progetto sta nell’esigenza estetica del rinnovamento di strutture e vecchi concetti di come vivere lo spazio urbano».
Grazie a un lavoro attento e coordinato tra professionisti capaci, Milano offriva ai suoi cittadini un’opera armonica, definita dalla bellezza che architetti e designer della città sapevano produrre.
In occasione di Expo 2015, quegli stessi professionisti sono tornati a intervenire per restituire alla torre mosaicata il suo spettacolare impatto visivo e il suo carattere di simbolo a 14 colori della volontà di recuperare e colorare altre zone della città.